Pace edilizia 2024 di Salvini

Norme urgenti di semplificazione per sanare le piccole irregolarità interne che interessano l’80% delle case.

Vari organi di informazioni hanno riportato l’annuncio del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, riguardo un imminente decreto legge volto a semplificare le procedure per la regolarizzazione di piccole irregolarità edilizie che interessano circa l’80% delle abitazioni italiane. Queste irregolarità includono discrepanze nelle planimetrie, modifiche strutturali minori e problemi derivanti da costruzioni antecedenti agli anni ’50 per le quali manca la documentazione necessaria. Queste situazioni generano burocrazia, sovraccaricano gli uffici comunali e impediscono transazioni immobiliari. Il decreto mira a superare la regola della “doppia conforme” e a semplificare i cambi di destinazione d’uso degli immobili, facilitando così la regolarizzazione delle piccole difformità senza danneggiare l’interesse pubblico.

Il piano del governo è di accelerare il processo di pace edilizia inserendolo in un più ampio pacchetto di norme sulla casa. Queste misure intendono proteggere i piccoli proprietari immobiliari, semplificare le procedure amministrative e fornire risposte certe ai cittadini in tempi definiti. Le proposte emergono dal confronto con amministrazioni territoriali, associazioni e settori edilizi, e mirano a una semplificazione amministrativa che tenga conto delle esigenze di tutte le parti interessate.

In particolare, le nuove misure dovrebbero consentire di regolarizzare:

  • le difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente;
  • e difformità edilizie “interne”, riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche;
  • le difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della “doppia conformità” che non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi interventi, risalenti nel tempo;
  • i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee.

Oltre al decreto legge, il ministero sta considerando una legge delega per riordinare il Testo Unico Edilizia – d.P.R. n. 380/2001 – e aggiornare la legge urbanistica del 1942. Questo intervento strutturale è richiesto principalmente dai costruttori per adeguare la normativa alle sfide odierne, come il consumo del suolo e la necessità di strumenti normativi aggiornati.

I mezzi di informazione riportano anche il sostegno di Confedilizia alla proposta del governo, evidenziando la necessità di rafforzare la locazione privata tramite incentivi fiscali e maggiori tutele per i proprietari. Confedilizia suggerisce anche il recupero di appartamenti di edilizia residenziale pubblica non utilizzati per vari motivi.

C’è chi propone l’eliminazione dell’IMU per le abitazioni locate a canone concordato e l’applicazione della cedolare secca al 10% in tutta Italia su queste locazioni, oltre alla maggiore tutela dei proprietari in fase di rilascio degli immobili anche affiancando agli Ufficiali giudiziari nuove professionisti.

Pace edilizia 2024

Zona Economica Speciale (ZES)

Il governo italiano ha lanciato un ambizioso piano per stimolare lo sviluppo economico nel Sud Italia attraverso la creazione di una Zona Economica Speciale (ZES) unificata. Questa iniziativa mira a promuovere l’attività economica e a generare nuovi posti di lavoro in una regione storicamente svantaggiata dal punto di vista economico.

Ecco i punti chiave del progetto:

Cos’è la ZES: La Zona Economica Speciale (ZES) è una specifica area geografica in cui vengono applicati regimi fiscali agevolati e procedure semplificate per incentivare gli investimenti e lo sviluppo imprenditoriale.

Regioni coinvolte: La ZES unica coinvolge otto regioni del Sud Italia, ovvero Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Gestione centralizzata: La gestione della ZES sarà centralizzata e coordinata dal Ministro per il Sud, Raffaele Fitto, con il supporto di altri ministri e presidenti regionali interessati. Una struttura di missione composta da dirigenti ed esperti collaborerà con le amministrazioni locali per mettere in pratica le decisioni prese.

Durata dell’iniziativa: La ZES avrà una durata di 10 anni, dall’inizio del 2024 fino alla fine del 2034. Durante questo periodo, verranno stanziati fondi per supportare la struttura di missione.

Agevolazioni e crediti fiscali: Le imprese che operano o intendono avviare attività nella ZES unica riceveranno una serie di agevolazioni, tra cui procedure semplificate e crediti fiscali. Inizialmente, sono disponibili fondi solo per i primi tre anni del progetto, con un totale di circa 1.5 miliardi di euro all’anno. Successivamente, verrà sviluppato un piano strategico basato sui risultati ottenuti nei primi anni.

“Autorizzazione unica”: Nei prossimi dieci anni, i titoli abilitativi e autorizzatori necessari per avviare un’attività saranno congelati, consentendo un avvio rapido delle iniziative imprenditoriali. Inoltre, le imprese che investono tra 200.000 e 100 milioni di euro in beni strumentali nuovi, come macchinari, impianti e immobili, avranno diritto a crediti d’imposta e sconti fiscali.

Obiettivo principale: L’obiettivo principale di questa iniziativa è stimolare l’attività economica nel Sud Italia, generando nuovi posti di lavoro e promuovendo la crescita economica nella regione. La ZES unica rappresenta un importante sforzo del governo italiano per affrontare le sfide economiche nel Mezzogiorno del paese.

Inoltre, è prevista la stipulazione di Contratti Istituzionali di Sviluppo tra imprese e amministrazioni locali e la creazione di una “Cabina di regia” per lo sviluppo delle aree interne, presieduta dal Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’80% delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione sarà destinato a sostenere interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno, in linea con le politiche settoriali e gli obiettivi di investimento previsti nel PNRR.

#Imposta di registro: Responsabilità congiunta del notaio per gli atti espressi

L’obbligo di pagare l’imposta di registrazione sugli atti enunciati in un atto notarile attribuisce al notaio una responsabilità solidale con le parti coinvolte (Sentenza n. 14432 del 24 maggio 2023 della Corte di Cassazione).

Per quanto riguarda la responsabilità fiscale del notaio in relazione all’imposta di registrazione, non ci possono essere dubbi sul fatto che il professionista non sia estraneo al “presupposto” di tale imposta. È chiaro infatti che tale presupposto si riferisce alle persone che si rivolgono al notaio per richiederne i servizi professionali, in quanto sono le “parti” coinvolte negli atti notarili richiesti e quindi le uniche a essere considerate “soggetti passivi” dell’imposta stessa.

Al notaio viene invece attribuita la qualifica di “responsabile dell’imposta”, assumendo la posizione di colui che, in base alle disposizioni di legge, è obbligato a pagare l’imposta insieme ad altri soggetti, per fatti o situazioni che riguardano esclusivamente questi ultimi. Tale posizione giuridica passiva trova fondamento nella garanzia della pubblica funzione dei notai, che include anche il diretto adempimento degli obblighi fiscali derivanti dall’esercizio di tale funzione.

A tale scopo specifico, l’articolo 57 del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro prevede che, oltre ai pubblici ufficiali che hanno redatto, ricevuto o autenticato l’atto, e ai soggetti per conto dei quali è stata richiesta la registrazione, le parti contraenti siano solidalmente obbligate al pagamento dell’imposta. La responsabilità dei pubblici ufficiali non si estende al pagamento delle imposte complementari e suppletive.

Quindi, vi è una responsabilità solidale tra le parti e il notaio, in quanto il notaio è un pubblico ufficiale che agisce come “garante ex lege”, riguardo agli atti che ha redatto, ricevuto o autenticato, ma tale responsabilità è limitata all’imposta principale, escludendo espressamente l’imposta complementare e suppletiva.

Questa suddivisione tipologica dell’imposta di registrazione è stabilita dall’articolo 42, comma 1, del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, che stabilisce che “l’imposta applicata al momento della registrazione e quella richiesta dall’ufficio per correggere errori o omissioni effettuati in sede di autoliquidazione nei casi di presentazione della richiesta di registrazione per via telematica è considerata principale; l’imposta applicata successivamente per correggere errori o omissioni dell’ufficio è considerata suppletiva; l’imposta applicata in ogni altro caso è considerata complementare”.

Oltre a queste disposizioni legislative generali, nel caso specifico è rilevante anche l’articolo 22 del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, il quale stabilisce quanto segue:

“Se un atto contiene disposizioni provenienti da atti scritti o contratti verbali non registrati tra le stesse parti coinvolte nell’atto contenente l’enunciazione, l’imposta si applica anche a tali disposizioni. Se l’atto enunciato era soggetto a registrazione entro un termine fisso, è dovuta anche una sanzione pecuniaria ai sensi dell’articolo 69”.

L’enunciazione di contratti verbali non soggetti a registrazione entro un termine fisso non comporta l’applicazione dell’imposta quando gli effetti delle disposizioni enunciate sono già cessati o cessano a causa dell’atto che contiene l’enunciazione”.

Calo #compravendite immobili nel 2023

Nel corso del 2023, si è registrato un declino delle compravendite di immobili residenziali in Italia. Secondo le ultime informazioni provenienti dalle statistiche regionali dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI), nel primo quadrimestre del 2023 si è registrato un calo del 2,1% rispetto alla fine dell’anno precedente. L’associazione Fimaa-Confcommercio ha inoltre confermato che le compravendite di immobili residenziali in Italia stanno diminuendo e si prevede che si stabilizzeranno sui livelli registrati alla fine del 2022, con una diminuzione del 2,1%.

Secondo un articolo pubblicato su Immobiliovunque.it, diversi fattori contribuiscono a questa situazione, tra cui la crisi economica, la disoccupazione e la presenza di una bolla immobiliare. Inoltre, si è osservato un calo dei prestiti bancari rivolti alle persone fisiche, mentre il numero di nuove costruzioni è inferiore rispetto agli anni precedenti.

Un altro elemento che evidenzia la situazione di declino è l’ultimo barometro Crif (Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria), che segnala una diminuzione del 25,3% dei nuovi mutui rispetto all’anno precedente. Questo tracollo è attribuibile all’aumento dei tassi di interesse stabiliti dalla Banca Centrale Europea, che rende i finanziamenti sempre più costosi e quindi meno attraenti per i potenziali acquirenti.

Questi fattori combinati stanno influenzando negativamente il settore immobiliare in Italia, portando a una diminuzione delle compravendite di immobili residenziali e a una riduzione dell’attività nel mercato immobiliare nel 2023.

LA BCE ALZA ANCORA I TASSI

La stretta della Banca Centrale Europea (BCE) ha portato a un aumento significativo delle rate dei mutui nel giro di un anno.

La rata per un mutuo standard, che nel gennaio 2022 era inferiore a 500 euro, si prevede salirà a circa 800 euro entro novembre 2023.

La BCE continua ad aumentare i tassi di interesse. Questo ciclo di aumenti dei tassi è iniziato a luglio dell’anno scorso. In undici mesi, la BCE ha aumentato il costo del denaro di 400 punti base, una rapidità mai vista nei 22 anni di storia dell’Eurozona. Ciò rappresenta un duro colpo per coloro che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile.

Si prevede che la rata di un mutuo standard, da gennaio 2022, con una scadenza di 25 anni, entro novembre, avrà un aumento superiore al 60%.

Purtroppo l’inflazione “base”, cioè quella al netto dei costi energetici e alimentari, si attesta al 5,3%. Questo è ancora troppo elevato.

La politica economica e monetaria suggerisce che se una banca centrale vuole combattere l’inflazione, deve posizionare i tassi di interesse al di sopra dell’inflazione “base”.

Per i mutuatari a tasso variabile, sempre che l’inflazione non porti ulteriori sorprese,  a fine anno potrebbe iniziare un periodo migliore.

Draghi, Conte, 5 stelle, destra, sinistra: il teatrino della politica!

L’Italia il Paese dove tutto è possibile e non c’è certezza su niente.

Non penso che bisogna essere un esperto di politica o di teatro per paragonare quello che sta accadendo a un teatro di burattini e burattinai.

Credo che sia giunta l’ora che i cittadini diano voce ai propri pensieri, manifestino le proprie necessità, facciano le dovute dimostranze a chi dovrebbe impegnarsi a risolvere i problemi della gente.

Abbiamo politici al Governo che non li ha mai votati nessuno.

Quando usciamo di casa dobbiamo sperare che nessuno la occupi, visto che se entrano in casa ci vogliono anni prima di avere qualche possibilità di rientrarne in possesso.

La sanità è allo sfascio e i “pronto soccorso” sono in via di estinzione

E’ giunta l’ora che gli “uomini di buona volontà” si rimbocchino le maniche e inizino a “sporcarsi le mani” per dare il proprio contributo. Non a caso il partito degli “ASTENUTI” è il più forte e il più temuto.

La mia non è che una piccola goccia, ma in questo momento di grande “siccità”, tanti piccoli contributi possono spingerci nella giusta direzione.

il teatrino della politica ….

DETRAZIONI AFFITTI PER I GIOVANI FINO A 2MILA EURO

Il disegno di Legge di Bilancio consentirà una detrazione pari al 20% del canone, nei limiti massimi di 2mila euro. Rispetto al progetto originario, che prevedeva la durata dell’agevolazione per i primi tre anni, il nuovo testo ha allungato di un anno l’agevolazione che sarà riconosciuta per i primi quattro anni.

I requisiti:

  • Reddito complessivo inquilino  non oltre €15.493,71;
  • Età da 21 a 31 anni non compiuti;
  • Contratto di locazione stipulato ai sensi della L. 431/1990 (casa o porzione di casa) da destinare ad abitazione principale e diversa dalla dimora dei genitori.

Affitti brevi tracciati: una banca dati contro gli evasori

La nuova normativa è diretta a contrastare l’evasione o l’elusione fiscale in tema di locazioni c.d. brevi (abitazioni affittate per pochi giorni a turisti e villeggianti) la cui crescita sembra inarrestabile. Grazie alla banca dati, anche un affitto di pochi giorni dovrà essere censito presso l’Agenzia, che potrà dunque controllare ogni passo della transazione. In sintesi, ciascun proprietario dovrà registrare il proprio immobile che intende dare in locazione. la tua prima visita?

sulle piattaforme di intermediazione.

La norma viene incontro alle proteste degli albergatori, che da anni lamentano la concorrenza sleale da parte di strutture ricettive illegali, in crescita anche nella nostra regione negli ultimi anni, in alcune località era stato rilevato che la percentuale di case vacanza che operano abusivamente sfiora il 100%.

Il mancato afflusso derivante dalla tassa di soggiorno manda in fumo milioni di euro, che progressivamente erodono la capacità competitiva di chi invece paga ogni imposta e mantiene in piedi un settore strategico come l’industria turistica. Sono previste sanzioni da 500 a 5.000 euro  per ogni alloggio non schedato che raddoppiano se la violazione é reiterata.

Inoltra i redditi derivanti dalle locazioni “brevi” possono essere assoggettati al regime fiscale della “cedolare secca” che prevede un’aliquota agevolata del 21% (in sostituzione dell’irpef). Occorre sottolineare  che la Legge di Bilancio 2021 permette di fruire della “cedolare secca” solo in caso di destinazione alla locazione “breve” di non più di quattro appartamenti per ciascun periodo di imposta. Dal quinto appartamento in poi  si presume l’esistenza di attività di impresa.

Acquisto casa – il nuovo DL sostegni-bis viene incontro ai giovani

L’ultima bozza del decreto sostegni-bis porta con se la conferma degli incentivi per gli Under-36. Grazie ai 290 milioni di euro stanziati per il DL Sostegni 2021, lo Stato s’impegnerà a garantire fino all’80% dei finanziamenti richiesti (entro giugno 2022) per l’accensione di un mutuo.

Per l’accesso al suddetto fondo di garanzia sono contemplati un requisito anagrafico – 36 anni non ancora compiuti, ed un requisito reddituale legato ad un ISEE entro i 30 mila euro annui.

Unitamente al suddetto incentivo il DL sostegni ha previsto anche esenzioni di imposte di registro, catastali e ipotecarie per atti di acquisto (fatta eccezione per gli immobili rientranti nella categoria A1, A8 e A9).

Per l’acquisto della casa verrà inoltre assegnato un credito di imposta pari all’IVA corrisposta. Indubbiamente è una doverosa boccata d’ossigeno per i giovani che, nono stante la crisi economica, rappresentano una consistente fetta di acquirenti, spesso sostenuti dai risparmi delle famiglie.

Trasparenza nelle compravendite immobiliari: Il Decreto Semplificazioni ha introdotto un nuovo documento: il certificato di stato legittimo

Si tratta in una dichiarazione “asseverata”, riferita all’immobile oggetto di compravendita, redatta da un professionista, che certifica l’assenza di difformità urbanistiche e abusi edilizi e se ne assume la responsabilità penale.

Nel corso della compravendita di un immobile, una particolare attenzione è posta nella verifica della “regolarità urbanistica” della costruzione e l’assenza di ”abusi edilizi” , cioè di modifiche apportate con interventi non autorizzati.

Per quanto riguarda il mutuo, se la casa è abusiva – ovviamente – è impossibile ottenere un mutuo. In caso di abusi edilizi minori, sebbene la compravendita sia possibile, ci potrebbero essere riflessi negativi sull’ottenimento del finanziamento.

L’abuso edilizio è un reato e, se scoperto, deve essere sanato dal proprietario dell’immobile, anche se questi non ne sia il diretto responsabile. Il conseguente procedimento penale riguarderà l’effettivo autore dell’abuso, ma spetterà al proprietario dell’edificio, ad esempio, demolire il soppalco o il balcone non autorizzato, pagando così il fatto di non essersi preoccupato di verificarne la conformità con il progetto approvato in origine.

Finora la garanzia dell’assenza di difformità e abusi poteva essere attestata solo dalla “dichiarazione di conformità urbanistica ed edilizia” rilasciata da un tecnico: un documento di natura privata, senza conseguenze penali in caso di contenuto mendace.

Con l’art.10 del D.L. n.76/2020 del 16 luglio 2020 (Decreto Semplificazioni, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020 n. 120 con l’aggiunta dell’art. 9 bis  del comma 1-bis, il compratore ha a sua disposizione un nuovo strumento: il certificato di stato legittimo.

Che cos’è il certificato di stato legittimo?

Lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali”.

Il certificato di stato legittimo, quindi, attesta che l’edificio corrisponde al progetto presentato e autorizzato per la costruzione o a quello, sempre autorizzato, con il quale è stato modificato in tutto o in parte.

La caratteristica più importante del certificato di stato legittimo è che si tratta di una dichiarazione “asseverata” rilasciata da un tecnico abilitato (architetto, ingegnere, geometra, cioè un professionista iscritto a un Ordine), che, a differenza di quanto avveniva con la dichiarazione di conformità, si assume una responsabilità di carattere penale, in caso di false attestazioni.

Si tratta cioè di una dichiarazione ufficiale con carattere pubblicistico, inerente al diritto pubblico.

Le tolleranze costruttive

Il certificato di stato legittimo dovrà anche indicare le eventuali piccole modifiche apportate all’immobile che siano difformi in piccola misura dal progetto autorizzato. Tali difformità sono chiamate “tolleranze costruttive”.

Sono considerate dalla legge tolleranze costruttive:

  • il mancato rispetto dell’altezza, delle distanze, della cubatura, della superficie coperta, se contenuto entro il limite del 2% delle misure previste;
  • irregolarità, minime modifiche alle finiture, spostamenti di impianti e opere interne (tranne che in caso di edifici sottoposti a vincolo storico-artistico) che siano avvenuti durante successivi interventi autorizzati e che non abbiano pregiudicato l’agibilità dell’edificio.

Lo stato legittimo degli immobili costruiti prima del settembre 1967

Per le costruzioni anteriori al 1° settembre 1967 non era previsto il rilascio di permessi urbanistici ed edilizi. Di conseguenza, per attestarne la regolarità nel certificato di stato legittimo, il tecnico potrà utilizzare i dati catastali originari e altre prove fotografiche e documentali, come estratti cartografici da mappe comunali o regionali o qualsiasi altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrabile la provenienza e, come aggiunto in Parlamento, dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali.

Il certificato di stato legittimo: vivamente consigliato

Una premessa importante è che il certificato di stato legittimo non è un documento obbligatorio. Una compravendita è valida anche senza che venga prodotto. Considerato il suo valore legale, è però vivamente consigliabile, sia per chi vende, perché un immobile garantito come conforme è più appetibile, sia per chi intende acquistare e può chiedere il certificato di stato legittimo per non incorrere poi in brutte sorprese.

Il certificato di stato legittimo si rivela utilissimo anche in caso di richiesta di agevolazioni fiscali per interventi di ristrutturazione, che vengono concesse solo in caso di regolarità dell’immobile. Più in generale, questo documento contribuisce a velocizzare tutte le procedure autorizzative di natura urbanistica.

Uno strumento di tutela per il mercato immobiliare

Il certificato di stato legittimo è una positiva novità per la trasparenza del mercato immobiliare. Come operatori del settore, lo consideriamo un valido strumento per dare serenità a chi desidera comprare casa, perché smussa le naturali diffidenze di chi si appresta ad affrontare una spesa importante.

Sull’altro versante, un immobile corredato dal certificato di stato legittimo risulta più interessante di uno che ne è privo.

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Napoli, terremoto a Pozzuoli e dintorni, la forte scossa sveglia la popolazione alle ore 4,48

21 agosto 2023

Un nuovo sciame sismico si è verificato nella zona dei Campi Flegrei, a Napoli. Il Comune di Pozzuoli ha registrato oltre 100 scosse sismiche. L’attività sismica è in corso dalle prime ore dell’alba, con circa 20 terremoti registrati, con magnitudo compresa tra 0 e 2.5. La scossa più rilevante è stata registrata alle 4:48 del mattino, a Pozzuoli, con una magnitudo di 2.5 e una profondità di 2,3 chilometri.

Questo evento sismico segue uno sciame simile avvenuto il 18 agosto, che ha causato preoccupazione nella popolazione locale a causa di oltre 100 eventi sismici registrati in meno di 24 ore. La scossa più forte di quell’episodio è stata di magnitudo 3,3 e è stata avvertita a Napoli e Pozzuoli.

Le scosse hanno svegliato molti residenti, che sono usciti in strada, e alcune persone hanno riferito di aver sentito un “boato” durante le scosse. Al momento, la Protezione Civile non ha segnalato danni.

Superbonus 110% dopo Draghi

L’entusiasmo dei bonus per l’edilizia ha visto nascere molte imprese edilizie dalla sera alla mattina. Molti di questi cantieri sono fermi perché non riescono più a scontare i crediti fiscali.

Ora che il governo è finito, che fine farà il bonus al 110%? Una riduzione degli incentivi è già scritta nell’ultima legge di bilancio.

Quale sarà il destino dei titolari dei crediti di imposta ancora bloccati ?

I 38,7 miliardi di euro, finora investiti dallo stato a copertura di lavori già conclusi o in via di conclusione, sono stati percepiti, in larga parte, anche da chi non aveva titolo: soggetti già condannati per reati gravi, esponenti della criminalità organizzata.

Una frode di notevole dimensione che ha bloccato o rallentato chi aveva rispettato le procedure. Oggi, dopo Draghi, chi si occuperà delle migliaia di imprese in difficoltà? Gran parte dei lavori riguardanti il Superbonus avviene con la cessione del credito o con lo sconto in fattura riconosciuto all’impresa che fa i lavori. Le banche sono in difficoltà perché hanno ritirato troppi crediti e rischiano di non poter scaricare le somme che hanno nei cassetti fiscali. Di fatto hanno bloccato le operazioni.

Ad aggravare le cose sono stati anche i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate che hanno posto a carico del cessionario la dimostrazione di aver ritirato il credito solo dopo avere effettuato delle scrupolose verifiche altrimenti non è possibile utilizzare quel credito.

Navighiamo nella totale incertezza in un mare di problemi.

L’Agenzia delle Entrate ha fornito una risposta negativa a chi ha chiesto il vincolo di  pertinenza ad un box distante 1,3 Km. dall’abitazione.

box pertinenenziale

Premesso che: affinché si possa parlare di una pertinenza occorrono due elementi:

  • la oggettiva destinazione di una cosa a servizio o ornamento di un’altra
  • la volontà, da parte del proprietario della cosa principale, di costituire un rapporto di complementarità e strumentalità tra le cose.

Bisogna anche dire che l’istante, nella fattispecie in esame (interpello 33 del 19 gennaio 2022),  ha dichiarato di essere comproprietario per la quota di un sesto di un appartamento e di essere promissario acquirente di un box auto situato nel medesimo Comune e che i due immobili si trovano a una distanza di circa 1300 metri (percorso stradale) precisando inoltre che “è sua abitudine usare una bicicletta elettrica pieghevole”.

Ciò posto, l’Agenzia delle Entrate ha riscontrato che: “Non sono integrati i requisiti per il riconoscimento della pertinenzialità e, pertanto, non può essere riconosciuta l’applicazione della disposizione di cui all’articolo 1, comma 497, della legge n. 266 del 2005, quando non sussiste il requisito della “prossimità” tra box auto e prima casa”.

Considerando le difficoltà che incontriamo per parcheggiare una auto in  città, oggi accettiamo anche di avere un garage molto distante da casa per cui il concetto di “prossimità” lascia qualche perplessità.